La parola allo psicologo

'Sostituire' l'Animale scomparso

14 febbraio 2021

21 ottobre 2013

“Il mio era un animale insostituibile. Come lui non ce n’era e non ce ne sarà. Lui era speciale. Ora che è morto non voglio più sentire parlare di altri animali. Non voglio più soffrire così.”
Questa posizione, legittima, è molto frequente. E va anche rispettata. Partendo dal presupposto che non c’è qualcosa di giusto o sbagliato da fare, questa posizione va però inquadrata nell’ottica del “dolore fresco” che ci pervade dopo la morte del nostro amico. Infatti si prende in considerazione solo la sofferenza della morte, ma non si vedono tutti gli anni e i momenti di gioia che ci hanno reso la vita migliore e in cui abbiamo potuto scambiare tanto amore.
Rinunciare alla possibilità di soffrire ancora, implica anche rinunciare alla possibilità di sperimentare nuove gioie e condivisioni. Ma in quel momento, anche solo pensare di riprendere un altro cane o gatto o altro animale, ci sembra una pazzia. Proprio perché non ce ne sarebbero come lui. E questo è vero. È proprio così. Infatti se vogliamo un altro animale per sostituire il nostro, rischiamo di intraprendere una via molto complessa e amara. Ogni nostro amico è insostituibile. Ed è anche vero che ogni animale è speciale. È così perché ognuno è diverso, e ognuno ha le sue caratteristiche, e perché con ognuno noi costruiamo una relazione che è unica. E questa relazione che cresce con noi e noi nutriamo di tempo, spazio e vita, è qualcosa che appartiene solo a chi la vive. E questo è qualcosa che non appartiene esclusivamente all’animale, ma a ciò che è in mezzo tra l’animale e noi. Non è l’animale in sé, quanto ciò che si crea tra lui e le persone che lo amano a diventare così importante. Quello che noi ci mettiamo dentro, il modo in cui con tutto il nostro amore riempiamo e costruiamo una relazione, uno scambio, un rapporto; questo dà dignità a noi, al nostro amico animale e alla nostra relazione. Prendere con sé un altro animale, ha senso nell’ottica di desiderare che il nostro amore e la nostra passione e la nostra curiosità, e il nostro impegno e il nostro bisogno e i nostri desideri possano prendere vita in una nuova relazione, con un altro nuovo diverso amico. Allora sì che si può pensare, col tempo, che può essere brevissimo o lunghissimo, e non è giudicabile da nessuno che sia esterno alla situazione, di intraprendere una nuova amicizia, con un altro animale, con cui molto probabilmente si instaurerebbe un rapporto speciale. Ma assolutamente non da confrontare col precedente, e non per riempire buchi, perché significherebbe non vedere l’altro animale, ma sovrapporci la nostra immagine di quello precedente; la relazione richiede almeno due individui, due poli, se noi non vediamo l’altro per quello che è, ma solo per ciò che ci vorremmo vedere, non stiamo in relazione con un altro soggetto, ma con un oggetto, e questo sarebbe un torto per tutti. A noi non farebbe bene perché continuamente ci perderemmo nel sapore amaro dei confronti, il nuovo amico potrebbe sentirsi frustrato dal nostro atteggiamento di “l’altro non si sarebbe comportato così o colà…..”, e il nostro amico di prima sarebbe richiamato in gioco quando lui in gioco non è più.
Alla luce di questo, ottimo volere un altro animale, ma ricordandosi che è un altro, e non sostituisce nessuno. Ognuno è quello che è. E ha diritto di vivere la sua dignità senza paragoni. A volte può volerci molto a elaborare il dolore a tal punto da essere pronti a reinvestire su un’altra relazione il proprio amore. Si può anche scegliere di tenerlo per sé, ma ogni scelta comporta una rinuncia. Personalmente credo che valga sempre la pena avere accanto un amico, ed essergli amico. Anche perché, almeno nel caso dei gatti e dei cani, sappiamo prima di prenderlo, che anche nella migliore delle ipotesi vivranno meno di noi, e anche se saperlo non ci farà soffrire di meno, è utile ricordarsi di vivere di qualità e non di quantità e che anche solo qualche anno in cui potersi sentire meno soli, fare un sorriso in più, prendersi cura di qualcuno, avere una compagnia, farsi scaldare dall’amore di un animale, beh, ne vale sempre e comunque la pena. Solo se si è disposti a vivere il dolore si potrà vivere anche la gioia. E noi conosciamo l’uno solo perché abbiamo conosciuto anche l’altro, e questo è il fluire della vita, perché la vita scorre come un fiume e non serve provare a fermarla, né provare a spingerla. Il fiume sa dove deve andare. Noi possiamo solo navigarla. In compagnia, a volte, è anche meglio!
© 2013002449 2013

Dott.ssa Silvia Polizzi Andreeff
Psicologa
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silviapolizzi83@tiscali.it

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